Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-16.23-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
LA CHIESA SENZA PASSAPORTO
Con la festa di Pentecoste nasce la Chiesa che esce dalla ristrettezze della sua azione e si colloca accanto ad ogni persona. Infatti siamo di fronte ad una comunità nuova che non si riconosce nelle etichette e negli onori, ma ha prospettive di annuncio. Una comunità che non limita la sua azione, ma scende per le strade dell’umanità.
E’ la chiesa senza passaporti che apre i suoi orizzonti e lancia messaggi di salvezza. Il Cristo dalle mani e dai piedi bucati, con il costato trafitto dalla violenza della lancia del centurione non è un modello da propagandare, ma una persona da far conoscere. La chiesa senza passaporti, non cerca visti per accedere a luoghi nascosti. E’ la chiesa che cammina sulle strade, accanto ai sofferenti, ai giovani alla ricerca di un senso, ai dimenticati e ai falliti. Il suo incedere nella storia si mostra palese negli atti di misericordia, nelle attenzioni verso chi chiede pace e giustizia e verso i meno fortunati.
La chiesa senza passaporti è aperta a tutti ed ha un unico comandamento: amare. La sua foto di riconoscimento è simile alle rughe di coloro che non si stancano di amare e di lottare per una società più giusta e solidale.
Questa chiesa chiede solo la forza dello Spirito Santo per non mollare nei momenti difficili e soprattutto non sentirsi sola quando la bufera del vento gelido sembra farla tornare nei propri recinti. Anzi chiede allo Spirito di respingere gli assalti di coloro che la vogliono “sacrestinara” e poco attenta ai bimbi, ai deboli, ai giovani e a tutti coloro che incontra sul suo cammino.
E’ una chiesa che non chiude mai le sue porte, perché esce sempre a cercare chi ha sfortunatamente lasciato fuori del suo cammino.
Il Direttore
Don Antonio Ruccia