COMUNITA’ DI PACE – Domenica 20 Febbraio 2010

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

COMUNITA’ DI PACE

Sembrerebbe a prima vista di trovarsi di fronte ad una proposta di resa di fronte al più forte e a chi pretende di dettare le leggi secondo criteri “dalla mano potente”. Questa è, invece, solo l’esplicitazione concreta di quella beatitudine che appella gli operatori di pace come i figli di Dio.

Il metodo della pace proposto da Gesù è apparentemente fuori dalle regole della convivenza tra i popoli, oltre che tra quelli fra la gente comune. Il metodo di Gesù è quello della croce, che non solo è apparentemente fallimentare, ma è soprattutto deviante per tutti quelli che dicono di volerlo seguire, ma alla fine escogitano strategie di accomodamento proprio in ambito di pace e giustizia.

Gesù ci propone di essere costruttori di una società più giusta e pacifica non a parole, ma con operatività concrete. “Dobbiamo con ogni impegno sforzarci per preparare…con alacrità e per far cessare finalmente la corsa agli armamenti. Perché la riduzione degli armamenti incominci realmente, non deve certo essere fatta in modo unilaterale, ma con uguale ritmo da una parte e dall’altra, in base ad accordi comuni e con l’adozione di efficaci garanzie (GS 82). Per questo le scelte non possono andare nella direzione delle commistioni e degli interessi personali per giustificare comportamenti e soprattutto strumenti di guerre.

La comunità ecclesiale non delega ad alcuni, un po’ più vivaci, di interessarsi di pace o ad altri più testardi di operare per la giustizia. Gesù non desidera comunità delle inerzie o giustizialiste, ma comunità di pace dove l’impegno a favore dei deboli prende il sopravvento sulla logica dei forti e dei violenti. Essere collaboratori della pace e operatori dell’amore vuol dire credere che ogni volta che avremo appoggiato la strategia del terrore e della forza, avremo lasciato Gesù inchiodato sul Calvario della nostra indifferenza.

Il Direttore

Don Antonio Ruccia

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