Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
LA CITTA’ DELLA LUCE
Sul monte delle beatitudini le luci non si spengono mai. Non si nascondono sotto i moggi e non fanno una luce fioca. Le luci del monte sono il faro indispensabile per i poveri, i miti, gli operatori della pace, i misericordiosi, i puri di cuori, gli instancabili operai della giustizia e per coloro che s’impegnano a realizzare il bene comune.
La luce che emanano coloro i quali lavorano per un mondo migliore trova la sua fonte d’energia nel Vangelo e si ricarica sempre di più nel servizio e nell’amore, attraverso le opere buone che quotidianamente sono realizzate a favore di tutti. E’ una città che non ha confini e che giorno per giorno scova nei tuguri più dimenticati gli angoli oscuri che non sono stati ancora raggiunti dalla produzione energetica dell’amore.
La carta d’identità dei suoi abitanti non ha foto identificative perché la trasparenza dell’agire dei suoi concittadini è palese quando gli stessi s’impegnano a favore dei deboli, di chi ha perso il senso della vita, di chi è taglieggiato dagli usurai, di chi non lascia marcire nelle carceri coloro che intendono professare il loro credo, di chi ha deciso di non accettare le logiche delle multinazionali costruttrici di armi nel nome dei petroldollari e dei mercanti di morte e soprattutto … di chi sa che domani bisogna ricominciare da capo.
I candelabri della città del monte si alimentano a vicenda, perché i suoi abitanti insieme intendono costruire un mondo in cui il pianto e la sopraffazione lasciano il posto all’amore senza limiti e senza confini. Quell’amore che Gesù ci ha donato su di un altro monte e che è l’alimentatore energetico che non si consuma mai e soprattutto sa che ogni giorno è sempre il punto di riferimento per poter cambiare in meglio ed è consapevole che, certamente, non sarà mai l’ultimo.
Il Direttore
Don Antonio Ruccia