Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
LA CHIESA CON LE ALI
La promessa di Gesù agli apostoli di mandare un altro Consolatore, lo Spirito, affinché nessuno di loro si senta un orfano è segno concreto dell’attenzione che il Maestro ha avuto e continuerà a manifestare nei confronti di ciascuno. In realtà sappiamo bene i sentimenti che avranno vissuto gli stessi. Sentirsi dire che a breve la sua presenza sarebbe stata datata e limitata, appare chiaro che la reazione sia stata quella dell’incomprensione, nonostante le assicurazioni da parte dello stesso Gesù che li invitava ad essere coerenti nell’osservanza dei comandanti.
Gesù affermando queste cose ha aperto proprio ai dodici una strada nuova: costruire una chiesa che mette le ali. Non la chiesa dalle ali di cera come quelle di Icaro che si sciolgono al sole, ma dalle ali vere. Quelle che non si consumano e che non si sciolgono al primo caldo. Non la chiesa degli entusiasmi e delle manifestazioni, la chiesa delle masse dove ci si disperde sentendosi appagati. Ma … la chiesa delle decisioni durature e continuate. Per solo con le scelte durature e continuate si può costruire la comunità del futuro e del domani.
La chiesa del futuro è chiamata a mettere le ali e a volare alto. A volare sopra le logiche degli accomodamenti evangelici e delle dicerie tipiche delle comari di paese; a volare alto per superare le logiche perbenistiche del vivere cristiano che non permette di annunziare, e concretizzare il Vangelo. Non ci si può sciogliere dinanzi al primo ostacolo e non si può temere di cadere di fronte alle pressioni che vengono dall’esterno soprattutto quando sono fatte da coloro che vogliono pagare il tuo silenzio.
Non è difficile imparare a volare e non servono anni e anni per ricevere il brevetto di volo. La chiesa che mette le ali è una comunità educante che spende il proprio tempo nell’educazione dei ragazzi fatta quotidianamente e non solo con il catechismo sacramentale. E’ la comunità dove la porta è sempre aperta e non è mai sbarrata come quelle delle tante parrocchie che, finita la celebrazione, preferiscono serrarle. E’ la comunita’ che sa accogliere e promuovere la vita e sa educarla all’amore indicando il come e quando spendersi per la gratuità.
Questa comunita’ non si sciolglie al primo fuoco perché sa accendersi di amore per gli altri sapendo bene di essere uno specchio dell’amore che Gesù ha donato gratuitamente e definitivamente sulla croce.
Il Direttore
Don Antonio Ruccia