TRA LE SBARRE, UNO SGUARDO DA DENTRO … PER ANDARE OLTRE

“Superare la paura ed accogliere il diverso. È un tentativo rischioso ma che va fatto perché se il diverso, sentendosi accolto, abbandonerà le armi ed abbraccerà tutti gli altri in una convivenza civile, sarà una vittoria per l’intera comunità.”

Tratto da libro di testimonianze Quarant’anni tra i lupi di frate Beppe Prioli

 
 
Dal mese di maggio 2011, in qualità di volontarie del servizio civile presso la Caritas Diocesana Bari-Bitonto, ci stiamo recando, con cadenza settimanale, presso la Casa Circondariale di Bari per offrire un servizio di ascolto e sostegno ai detenuti. Questa esperienza, ancora in corso, ci ha permesso di conoscere direttamente la realtà del carcere, una realtà di cui tanto si parla, ma che pochi conoscono.  Il nostro servizio mira a favorire l’apertura e il dialogo, ad annullare ogni distanza e ogni differenza tra le persone e a ridurre le “barriere” tra il mondo esterno e i detenuti permettendo loro di usufruire di colloqui basati sull’ascolto attivo dei loro bisogni, sulla condivisione, sulla accettazione e sul sostegno nei momenti di crisi e negli stati di ansia dovuti alla vita carceraria o al fatto di avere bruscamente interrotto i rapporti con la famiglia, cercando di spezzare, almeno in parte, quella situazione di isolamento e solitudine in cui spessissimo i detenuti vengono a trovarsi. Inoltre la nostra attività consiste nel fornire un aiuto pratico e concreto finalizzato a far avere ai detenuti tutto ciò di cui possono aver bisogno (prodotti per l’igiene personale, indumenti, ecc.) e nell’impegno a svolgere un ruolo di “ponte comunicativo” tra i detenuti e le loro famiglie ed, eventualmente, di mediazione di conflitti con le stesse.

Siamo altresì impegnate ad instaurare, ove possibile, dei rapporti di scambio, comunicazione e collaborazione tra i detenuti e le loro parrocchie di provenienza. Gran parte della nostra utenza è costituita da detenuti extracomunitari che, non potendo usufruire del sostegno delle loro famiglie purtroppo lontane, si rivolgono a noi per bisogni di primaria necessità e, a volte, con richieste di regolarizzazione dei documenti. Per molti di loro il nostro sportello è diventato un appuntamento regolare durante il quale informarci dell’andamento della settimana, dei rapporti con gli altri detenuti e delle visite dei familiari e dell’avvocato.  Si può comprendere come la nostra sia un’esperienza forte e complessa sotto tutti i punti di vista e che, come tale, lasci un segno indelebile nella nostra storia, presente e futura anche perché spesso è difficile non ripensare ai nostri incontri, ad una persona o ad una situazione. Le sensazioni che si provano varcando tutti quei cancelli che ci separano dal mondo esterno sono sempre diverse. All’inizio l’impatto è più che altro visivo perché raramente siamo abituati a vedere le “gabbie” ma poi, “vivendoci” per qualche ora, qualche settimana, qualche mese, capisci che il carcere è fatto soprattutto di rumori che presto impari a riconoscere.

È alla luce di queste sensazioni che siamo pienamente d’accordo con le parole pronunciate dal responsabile dell’area trattamentale al nostro primo ingresso in carcere “ […] ragazze, ricordate sempre che il carcere è un mondo a parte, è dilatazione del tempo, acutizzazione dei suoni e degli odori”. In un contesto del genere le nostre sono solo poche parole in pochi secondi ma queste parole, se accompagnate da un sorriso e da una stretta di mano, possono diventare importanti ed illuminare la giornata di qualcuno che ne aveva davvero bisogno, all’interno di quello che è un mondo irreale in cui senti sempre il soffitto che vuole prepotentemente schiacciarti contro il pavimento. Questo accade non solo ai detenuti ma a tutti noi che, a qualsiasi titolo, entriamo in questo mondo. La differenza sta nel fatto che noi che usciamo abbiamo la possibilità di “cambiare aria” e “pensiero”, il detenuto no.

 

 

Le volontarie del SCN presso la Caritas Diocesana di Bari-Bitonto

Signoriello Maria Luigia

Delliturri Sabrina

 

 

Web developer Giovanni Caputo