Dal Vangelo Secondo Marco (Mc 13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
LA COMUNITA’ CHE NON DIMENTICA
Il ritorno a casa del padrone non è inatteso, ma resta un incontro senza orari. Ai servi cui aveva concesso la sua fiducia, il padrone, aveva ordinato di essere all’erta, di non dormire e di non lasciarsi andare. Per questo momento non è possibile sincronizzare gli orologi né al calare, né al sorgere del sole; né a mezzogiorno, né a mezzanotte. Il padrone arriva sempre e chiede nuovamente di essere pronti.
L’avvento non è il tempo delle buone intenzioni e di ripartire con il sacco pieno di speranze o di sogni da dover realizzare. L’avvento è il tempo della comunità che, sebbene affannosamente, continua ad essere pronta in ogni ora e in ogni momento a portare l’annuncio di Cristo, a farlo conoscere avendo il capo alzato.
L’avvento è il tempo della comunità che non dimentica e che si risolleva dalle sacche della pigrizia e dell’apatia sapendo bene che ogni volta che dovrà annunciare che Cristo nasce ancora, s’impegnerà a mostrarlo non certo con gli occhi stanchi di chi ripete sempre le medesime cose, ma chi guarda lontano e ha ancora fiducia.
L’avvento è il tempo della comunità nuova che educa ad amare e ad avere fiducia nel futuro nelle strade, negli oratori, nelle aule delle classi scolastiche; ma è anche quella che è possibile incontrarla dinanzi ai cancelli delle fabbriche chiuse per mancanza di lavoro pronta ad asciugare le lacrime dei tanti padri di famiglia che si vedono cadere il mondo addosso. E’ la comunità che investe sui beni ecclesiali lasciati cadere in disuso e pronti per essere riutilizzati a favore dei giovani e dei poveri. E’ la comunità che non accetta di tacere e con voce forte rilancia il Vangelo non come baluardo di difesa, ma come strumento di amore e di riconciliazione.
L’avvento è il tempo della comunità che sa attendere che nasca ogni bambino e che s’impegna a dargli un futuro. E’ la comunità che pone al centro dell’evangelizzazione la vita che non va soppressa né prima del vagito, né quando si attende che emetta l’ultimo respiro, che educa all’accoglienza e che riesce a trovare sempre un luogo di rifugio a chi l’ha perso.
L’avvento è il tempo della comunità che esce fuori dall’utero delle proprie sicurezze, dall’arnia delle proprie dolcezze, dalla casa delle proprie sicurezze. E’ la chiesa che oggi tanti ci chiedono. E’ la comunità che siamo chiamati a concretizzare. E’ la comunità che cammina e che crede che sia possibile vivere e soprattutto far vivere con lo stile del vangelo che annuncia pace e giustizia. E’ la comunità che attende sempre, in ogni ora e in ogni momento quel papà che torna ancora e che vuole abbracciarlo e baciarlo e dirgli: grazie di essere tra noi.
Il direttore
Don Antonio Ruccia