Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-17)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
La comunità fuori stagione
Sembrerebbe facile il passaggio da servi ad amici, ma in realtà rivela una scelta che è indispensabile per realizzare tutto ciò: l’osservanza dei comandamenti. Quali? Semplicemente quelli contenuti nel Decalogo dove oltre ad amare Dio, non nominarlo invano, santificare le feste e i genitori, non desiderare donne e cose altrui, non commettere peccati contro la sessualità e il pronunziare sempre la verità oppure qualcosa che non appare palesemente e immediatamente?
Se tutto derivasse dalla messa in pratica di queste antiche norme consegnate da Jahvè a Mosè credo che il problema sarebbe risolto. In realtà c’è qualcosa di più grande e più importante che è necessario mettere in pratica per raggiungere l’obiettivo indicato da Gesù in quell’amarsi gli uni gli altri. Infatti, i servi eseguono gli ordini e non hanno facoltà né di discuterli, né di evitarli. Gli amici, al contrario, si confrontano e li realizzano senza la pretesa di far emergere il proprio parere su quello altrui.
La chiesa dei servi non porta frutti! Produce un raccolto preconfezionato e standardizzato. E’ fatta da persone ossequianti e osservanti che guardano a distanza chi non condivide o non conosce il Vangelo. La comunità degli amici che cercano di amarsi gli uni gli altri produce frutti “di stagione”. E’ la comunità fatta di esperienze di fraternità e piena di entusiasmi. Spesso però finisce nel dimenticatoio. Si spegne di fronte alle prime difficoltà e resta nei ricordi dell’età adolescenziale vissuta e lasciata alle spalle.
La comunità degli amici che si amano gli uni gli altri produce frutti fuori stagione, quando nessuno se li aspetta. E’ questa la vera novità del Vangelo. I frutti fuori stagione sono i contatti umani con gli assenti, i lontani, i “poco di buono”, i dimenticati, i “fuoriusciti” dalle sacrestie, i “senza futuro”. La comunità che produce questi frutti non è quella delle quaresime e delle manifestazioni popolari di massa che tenta di unire la fede al folklore, ma quella che riscopre Gesù Cristo come l’amico di Zaccheo, di Pietro come di Matteo per finire ai tanti “Giuda” appesi agli alberi dei propri rimorsi.
La comunità fuori stagione non né ristretta, né limitata a spazi e tempi determinati. E’ la comunità degli amici di Gesù che vanno oltre il tempo e lo spazio perché si sforzano di amare anche quando hanno difficoltà.
Il direttore
Don Antonio Ruccia