DALLA CHIESA DELLE DIVISIONI ALLA COMUNITA’ DELLE MOLTIPLICAZIONI – Domenica 24 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni  (Gv 6,1-15) 

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo

 

DALLA CHIESA DELLE DIVISIONI ALLA COMUNITA’ DELLE MOLTIPLICAZIONI

Dopo essere passato sull’altra riva del lago, Gesù vedendo una grande folla si preoccupò di chiedere se si potesse dare loro da mangiare. Filippo, che era stato interpellato dal Maestro, rispose che nemmeno con una somma pari a duecento denari sarebbe stata sufficiente per dar loro un pezzo di pane. In suo soccorso intervenne il fratello Andrea che indicò un ragazzo che aveva con sé solamente cinque pani d’orzo e due pesci come unico sostegno per questa immensa massa di gente.

Ebbene, Gesù, vedendo la folla, pensa lui a provvedere al suo sostentamento. Mentre nel deserto, nell’Esodo era stata la folla che, attraverso Mosè aveva dovuto chiedere a Dio e aveva dovuto supplicare per avere il pane, qui Gesù previene le necessità della gente. L’evangelista indica qual è l’azione divina: Dio non risponde ai bisogni della gente, ma precede e previene le sue necessità.

I cinque pani d’orzo richiamano ciò che  era scritto nell’Antico Testamento quando Eliseo, il profeta, con venti pani d’orzo sfamò cento persone.

Ecco perché decide di cambiare operazione passando dalla divisione alla moltiplicazione. Gesù, infatti, non consegna loro le briciole ma li sfama e si rimette in sesto. Anzi il pane non solo risultò sufficiente ai presenti, ma comandò ai discepoli di raccogliere quanto era avanzato perché potesse essere consegnato ad altri.

Nell’episodio appare chiaramente quanto Gesù abbia voluto indicare la strategia che la comunità ecclesiale avrebbe dovuto fare nel futuro. Infatti, il suo preoccuparsi rivela che nessun tipo di strategia evangelizzativa può essere compiuta se non ci si moltiplica attraverso la logica del dono. Il numero di queste persone in 5000 è lo stesso  numero della prima comunità cristiana secondo il Libro degli Atti,  al  capitolo  4,  ma soprattutto perché i  multipli  di  50 indicano,  nell’Antico  Testamento, l’azione dello Spirito. “Pentecoste”, termine greco che significa ‘cinquantesimo giorno dopo la Pasqua’, è il giorno dell’effusione dello Spirito. Quindi l’evangelista vuol far comprendere che non c’è soltanto un alimento fisico, ma c’è una comunicazione dello Spirito di Dio.

Gesù non vuole una comunità che divide e consegna le briciole, ma che si moltiplica e che si preoccupa. E’ questa la vera novità cui oggi siamo chiamati. Una chiesa fatta di briciole non riesce ad accogliere nessuno. Solo una comunità che si moltiplica e che non rimanda nessuno indietro a stomaco vuoto può diventare segno e strumento di novità.

La chiesa delle briciole è quella delle facciate e delle occasioni. E’ la chiesa che delle routine e della stagnazione. E’ la chiesa che non vede i gap e gli spread che determinano i divari tra ricchi e poveri, tra furbi e affamati, tra deboli e forti. E’ la chiesa dell’inconsistenza che non sarà mai in grado di consegnare mai nulla a nessuno.

La comunità delle moltiplicazioni non attende le soluzioni ma le ricerca e le propone. E’ la comunità che dopo aver pregato consegna, quanto possiede. E’ la comunità che mette a disposizione tutte le strutture abbandonate in suo possesso; tutte le risorse intellettuali ed economiche che sono rimaste e tutto ciò che può apparire insufficiente. La comunità delle moltiplicazioni non quella che si preoccupa di preparare un pasto alle mense allestite per chi chiede un piatto di pasta, ma quella che sa inventarsi un’educazione come primo passo dell’evangelizzazione.

E’ il tempo di impegnarsi nel rimettersi in gioco nella totalità e a trecentosessanta gradi. Riattivare gli oratori, spendere il tempo nell’ascolto dei delusi, rendere accessibili gli ambienti ai meno fortunati, accompagnare gli ammalati, educare non solo a parole ma con esperienze dirette di servizio sono strumenti che offrono le giuste opportunità per intraprendere una strada nuova: la strada della chiesa del futuro dove anche ciò che è avanzato è solo un pane da consegnare a chi comincia.

Il direttore

Don Antonio Ruccia

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