Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3,1-6)
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
La comunità della rinascita sulla strada dell’intraprendenza
Sulla scena della storia umana intersecata con quella della salvezza, irrompe Giovanni il Battista. Apparentemente sembrerebbe un uomo della Provvidenza, ma in realtà è un uomo della storia e un profeta che ha nuove caratteristiche perché coinvolge tutti nella formazione di una comunità preparando la strada al Salvatore.
Giovanni il Battista s’inserisce nel conteso evangelico dell’intera opera lucana, poiché il fine della salvezza passi essenzialmente dalla formazione di una nuova comunità. Da qui l’invito del profeta del deserto a raddrizzare i sentieri (Lc 3, 4-5), ad operare delle scelte in riferimento al futuro con un occhio particolare rivolto verso i poveri (Lc 4, 18-19) e a collocarsi nella logica della missione che non può esaurirsi nemmeno quando sembra essere arrivati alla mèta così come dimostra la vicenda di Paolo (At 28, 26-27).
La comunità ecclesiale oggi per rinascere deve vivere proprio questo senso della profeticità del Battista proiettandosi sulla scia della Parola, impegnandosi per i poveri e prolungando continuamente la sua missione fino agli ultimi confini della terra.
Anche il Natale non può essere visto come un’esperienza della comunità a favore dei poveri, ma una scelta di vita attraverso un continuo cammino di conversione uscendo dall’enfasi e dall’eccentricità e optando per i mezzi poveri come strumento di evangelizzazione.
La comunità della rinascita non accetta un’ecclesiologia della resistenza, ma sceglie la strada antropologica dell’intraprendenza per passare da una storia anomala ed insignificante ad un coinvolgimento storico salvifico e santificante.
Il direttore
Don Antonio Ruccia