LA COMUNITA’ DEL “PER” – Domenica 28 Aprile 2013

Dal Vangelo secondo Giovanni  (Gv 13,31-35)

Quando Giuda fu uscito , Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

 

LA COMUNITA’ DEL “PER”

Nel contesto della cena ebraica, della pasqua celebrativa del memoriale in cui ogni ebreo riviveva nell’attualizzazione il passaggio dalla schiavitù alla libertà, Gesù detta le regole di una legge che avrebbe dovuto superare definitivamente quella mosaica: amarsi gli uni gli altri.

Quindi c’è una nuova relazione con Dio; l’uomo non obbedisce più a Dio osservando le sue leggi – questa era l’antica alleanza – ma gli assomiglia accogliendo e praticando un amore simile al suo.

Se provassimo ad aggiungere un “per” alla frase di Gesù, capiremmo ancora di più il significato magistrale di questa proposta. Tutto sta in quel “per”. Un “per” che va letto non solo in un atto di amore reciproco da scambiarsi, ma un dono da fare e da attualizzare. Infatti, come la cena ebraica era un memoriale di libertà, così ogni atto di amore fatto nella gratuità diventa un dono libero per gli altri da perpetuarsi e attualizzarsi.

La chiesa del “per” è la comunità dei moltiplicati e delle moltiplicazioni. Tutto il Vangelo è costernato di modelli cui fare riferimento: il samaritano, Maria nelle nozze di Cana, il cireneo sulla via della croce, la vedova che dona tutto quanto aveva, e tutti quelli che non disdegnano di lasciare la loro vita per mettersi al servizio degli altri. E’ Gesù che ha cominciato per primo lavando i piedi ai suoi discepoli ed è Gesù che ci mostra come le scalate e le arrampicate carrieristiche politiche ed ecclesiastiche, sono l’aborto del dono.

La comunità delle moltiplicazioni ha i suoi fattori nelle continue gestualità che ancora oggi si realizzano attraverso le disponibilità nei confronti degli altri e soprattutto nella metodologia della riconciliazione che diventa strumento di evangelizzazione e di un prodotto incomparabile e non etichettabile.

La comunità del “per” è solo chiamata ad essere “sempre” e “per sempre”. E’ la comunità che rifiuta il part-time e le convenienze. E’ la comunità delle famiglie che continuano ad amarsi e a non mollare nei momenti difficili. E’ la comunità che crede nell’educazione dei preadolescenti e dei giovani. E’ la comunità che oltre a lavarsi i piedi sa anche asciugarli: non basta, infatti, bagnare le estremità, ma è necessario asciugare quanto è stato fatto per ripartire.

L’unico segno distintivo della comunità cristiana è un amore che diventa visibile attraverso il servizio e attraverso la proposta, l’offerta d’amore anche a chi non lo merita.  Gesù non parla di stemmi, di abiti, di distintivi, di insegne. L’unica caratteristica della sua comunità è un amore simile al suo. La comunità del “per” inizia il giorno dopo che il gesto di ogni è stato fatto. E’ proprio come la Pasqua che non si localizza in un giorno, ma comincia proprio da quello.

Il direttore

Don Antonio Ruccia

 

Web developer Giovanni Caputo