• almeno 50 vittime (30 in Bosnia Erzegovina, 20 in Serbia, 1 anche in Croazia), ma il numero è destinato a salire perché in alcune delle città maggiormente colpite (Doboj e Maglaj in Bosnia Erzegovina, Obrenovac e Krupanj in Serbia) sono rimaste isolate per giorni e solo ora si è potuto entrare a verificare la situazione.
• In Serbia ci sono almeno 25.000 sfollati di cui almeno 4.000 accolti in strutture improvvisate a Belgrado, mentre i numeri degli sfollati in Bosnia Erzegovina non sono chiari ma sono comunque elevati perché ogni giorno vengono fatti evacuare villaggi e cittadine invasi dalle acque (solo oggi per esempio evacuate 6.000 persone dai villaggi attorno a Bijeljina, 3.500 da Bosanski Samac…).
• Le frane soprattutto in Bosnia Erzegovina rappresentano un altro grave problema e stanno distruggendo decine di case in tutto il paese.
• Le città da cui si sta ritirando l’acqua sono coperte di fango e hanno alcuni servizi essenziali (come gli ospedali) inagibili; i medici stanno già mettendo in allarme sui rischi di possibili epidemie.
• di tipo emergenziale volte a portare in salvo le persone (evacuandole prima della piena o recuperandole con barche e elicotteri se rimaste intrappolate nelle proprie case), in particolare da parte dei Governi, della Protezione Civile, dell’Esercito e di molti volontari;
• di tipo assistenziale nei primi luoghi di accoglienza improvvisata, con una notevolissima presenza di cittadini e volontari locali che stanno dimostrando una enorme solidarietà, raccogliendo e distribuendo beni di prima necessità (cibo, bevande, materiale igienico-sanitario, medicine).
Le Caritas e le Chiese locali hanno già lanciato i loro appelli attraverso la rete di Caritas Europa, sui media locali e sui social network. Al momento sono impegnatissime nella prima assistenza, nell’organizzazione di punti di raccolta, nella distribuzione di pasti caldi, nel fornire informazioni utili.
Gli operatori italiani di Caritas nella regione stanno visitando le località maggiormente colpite e alcuni luoghi di prima accoglienza per poter valutare e rispondere ai bisogni più urgenti.
La Caritas Bosnia-Erzegovina su indicazione del Presidente, S.E. mons. Franjo Komarica, si è subito attivata, così come in Serbia la rete Caritas si è organizzata costituendo un team per l’emergenza e dividendo le zone più colpite in 5 aree principali. Per ogni area è stata nominata una persona che avrà il compito di raccogliere tutte le informazioni possibili sul territorio: l’estensione dell’emergenza, i bisogni attuali e le previsioni per quelli futuri, fotografie…
L’obiettivo è quello di scrivere il prima possibile un report che poi sarà diffuso per lanciare appelli e richieste di aiuto il più possibile mirate ai bisogni reali delle zone colpite.L’emergenza alluvione non può ancora considerarsi terminata, perché sono attese delle piene sia della Sava che del Danubio. Le città che potrebbero essere colpite da questi fenomeni si stanno preparando rinforzando gli argini e svuotando i canali di scolo. Inoltre si teme per le alte temperature previste per i prossimi giorni che potranno facilitare il diffondersi di malattie e epidemie al ritirarsi delle acque.
Quanto raccolto può essere consegnato:
– Opp. tramite bonifico su conto corrente bancario IT80P0306704000000000007986 intestato ad Arcidiocesi di Bari-Bitonto – Caritas diocesana – Causale: “Alluvione balcani”)
– Opp. tramite versamento con bollettino postale sul conto corrente postale n. 11938701 intestato a Caritas diocesana –Causale: “Alluvione Balcani”)
Provvederemo ad inviare appena possibile quanto sarà raccolto.