26/05/2017 Caritas Bari-Bitonto
Una pagina di diario che si può scrivere solo qualche giorno dopo, quella che racconta esperienza della scorsa domenica al porto di Bari. Solo quando emozioni e pensieri contrastanti lasciano lo spazio ad una riflessione più accurata. Disposti lì ad attendere la nave della Guardia Costiera, con gli annunciati 250 migranti dalla terra Africana – soprattutto dalla Costa d’Avorio, dal Gambia e dal Mali -, Prefettura e Comune di Bari, la rete del volontariato cittadina, le Forze dell’Ordine e noi, 15 volontari della Caritas Diocesana tra adulti e giovani, ci chiedevamo cosa avremmo fatto, come ci saremmo predisposti per l’accoglienza: i panini, l’acqua, le scarpe… come fare? In che ordine? Con quali modalità? Appena visti in lontananza le domande sono completamente cambiate, le priorità rovesciate. Prioritari sono diventati solo i loro volti, i loro piedi scalzi… le uniche domande erano: quale speranza li avrà mossi per affrontare questo viaggio? Quali attese hanno? Cosa desiderano? Poi, attraccata la grossa nave, uno per uno, dando precedenza alle 26 donne di cui 2 gravide, ai tre minori piccoli accompagnati, sono scesi, passando per punto medico e per le procedure per il riconoscimento. Dei 221 uomini annunciati, 59 erano poco più che bambini: Minori stranieri Non Accompagnati. Queste definizioni cosi chiare, cosi ben scandite ci rassicurano mi sembra! Sappiamo di cosa stiamo parlando e quindi siamo più tranquilli erano ragazzini di colore, poco più che bambini, ma ci suona troppo familiare come espressione, rischiamo di rimanerne troppo coinvolti. In ogni caso solo a fine pomeriggio, attraverso il lavoro e l’impegno di tutti, si è riusciti a trovar per i minori una collocazione in varie strutture in Puglia. Gli adulti accompagnati in pullman per i centri di accoglienza. Diversi gli accompagnamenti in ospedale, alcuni con urgenza in ambulanza. In ogni caso fino alle 17 del pomeriggio si sono svolte le operazioni per permettere a tutti di essere riconosciuti, visitati, vestiti e per permettere a ciascuno di mangiare qualcosa e di riscaldarsi. Per riscaldarci è arrivato il sole che, dopo il risveglio piovoso di questa domenica, ha permesso ai tre splendidi minori di giocare tra le braccia delle volontarie intervenute. Una bella intesa quella nata tra coloro che erano giunti al porto per rendersi utili; preziosa la disponibilità delle forze dell’ordine e del personale della Guardia Costiera che ha accolto persino il nostro osare chiedere di salire sulla nave per distribuire il cibo tra coloro che attendevano ancora di poter arrivare sulla terra ferma. Bellissima la sensibilità delle parrocchie della nostra diocesi: è partita una gara di solidarietà, che ha visto coinvolte Caritas parrocchiali e parroci, gruppi giovanili e famiglie; noi eravamo lì e ci siamo sentiti solo il tramite tra la Chiesa locale e i nuovi arrivati e viceversa. In poche ore sono arrivati viveri e vestiti e la raccolta ancora oggi non si riesce a fermare. Alla fine della giornata tante parole …dal “perché non rimangono a casa loro” alla pietà per quei piedi scalzi e quei volti tremanti dal freddo… io credo di aver visto semplicemente nei loro occhi un desiderio di vita bella che noi possiamo solo imparare, una fede nella vita che io posso solo desiderare di avere. E mentre noi vaghiamo nel mare delle nostre incertezze e della nostre fragilità, loro camminano sulla terra ferma della fede nell’unico Dio.