Caritas Italiana esprime profondo cordoglio e solidarietà per la popolazione colpita dalla tremenda esplosione avvenuta nel pomeriggio di martedì 4 agosto nella zona portuale di Beirut facendo una strage. Secondo un bilancio, inevitabilmente provvisorio, le vittime sono più di 100 e oltre 4.000 i feriti. La deflagrazione è avvenuta in un deposito dov’erano custodite 2.700 tonnellate di nitrato di ammonio, confiscate anni fa a contrabbandieri. L’effetto è stato apocalittico: come riportato da testimoni, il boato è stato percepito fino all’isola di Cipro, distante più di 200 chilometri, con un urto pari a quello di un terremoto di magnitudo 4.5.
Nelle ultime ore a preoccupare maggiormente è l’emergenza sanitaria, già aggravata dal Covid-19. Sono almeno quattro gli ospedali colpiti tra cui il più grande della città gravemente danneggiato. Nel Paese è forte la preoccupazione anche per le tossine presenti ora nell’aria. Il ministro della salute libanese Hamad Hasan ha consigliato a chiunque ne abbia la possibilità, di lasciare la capitale libanese. Ingenti i danni alle abitazioni private, alle automobili, alle attività commerciali, agli uffici pubblici e privati, travolti dall’onda d’urto. Migliaia di tonnellate di materiali che erano stipati nel porto sono andati distrutti, tra cui generi di prima necessità indispensabili in un paese fortemente dipendente dalle importazioni.
Caritas Libano si è attivata da subito con la propria rete per farsi prossima alle migliaia di persone colpite e ai numerosi sfollati che nel corso dei prossimi giorni non potranno rientrare nelle loro case che sono state distrutte. I giovani volontari di Caritas Libano si sono organizzati per aiutare anche quanti devono rimuovere i tanti detriti per rendere di nuovo agibile la propria abitazione. Al tempo stesso si stanno distribuendo alimenti alla popolazione locale.
Sono stati riportati danni anche alla sede stessa della Caritas nazionale, situata a diversi chilometri di distanza dal luogo dell’esplosione: i vetri della struttura sono deflagrati all’interno, e gli arredi spazzati via dalla violenza dell’onda d’urto. Fortunatamente nessuno degli operatori è stato ferito.
La catastrofe colpisce un paese già piegato da una pesante crisi economica e sociale acuitasi nell’ultimo anno che ha ridotto in povertà moltissime famiglie con più di un quarto della popolazione che vive con meno di 5 dollari al giorno. Dall’ottobre 2019, migliaia di persone hanno riempito le piazze del Libano per protestare contro la corruzione endemica dell’establishment politico, alimentata dal sistema confessionale che genera povertà. In Libano infatti si allarga sempre più la forbice sociale che separa “il Libano dei ricchi”, costituito dall’1% della popolazione che detiene il 25% della ricchezza, dal resto dei libanesi. A questo si aggiunge l’altissimo numero di rifugiati ospitati nel paese: circa un milione – quasi tutti siriani colpiti da una guerra che dura da 10 anni – su 4,5 milioni di abitanti, senza contare i palestinesi. Il Libano è tra i paesi al mondo con il più alto numero di profughi in rapporto alla popolazione: ogni mille abitanti se ne contano più di 150. Moltissimi fra i profughi non hanno un’identità legale: niente documenti, niente lavoro, niente diritti. Un quadro complesso in un paese sempre più in fiamme.
Caritas Italiana ha espresso vicinanza e solidarietà a Caritas Libano con cui collabora attivamente da molti anni attraverso un programma di aiuti umanitari e di educazione alla pace e alla convivenza civile di giovani siriani e libanesi, ed è pronta a sostenerla per assistere nei bisogni più urgenti la popolazione colpita da questa nuova catastrofe.
Attivata una raccolta fondi da destinare agli interventi predisposti da Caritas Italiana
IBAN IT40Z0311104007000000007986 Arcidiocesi Bari-Bitonto Caritas diocesana. Causale: pro libano