Frequentano Fisica e Informatica, o meglio i corsi di laurea specialistica in Computer Science e in Fisics erogati in lingua inglese dall’Università degli studi di Bari Aldo Moro, i tre studenti rifugiati in Etiopia che hanno vinto 3 delle 43 borse di studio del progetto UNICORE 3.0 – University Corridors for Refugees.
L’Ateneo di Bari, che nell’ottobre 2019 ha sottoscritto il Manifesto per le Università Inclusive promosso dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha attivato così il corridoio universitario di UNHCR che da tre anni consente a chi non ha la possibilità di continuare gli studi nel Paese in cui ha trovato protezione, di arrivare in Italia con un percorso di ingresso regolare e sicuro e proseguire la formazione universitaria.
Il Corridoio Universitario, attivato dal Centro per l’Apprendimento Permanente dell’Università di Bari, si avvale della cooperazione fondamentale dei partner locali: l’Assessorato al Welfare del Comune di Bari, la Caritas Bari-Bitonto, la cooperativa Migrantesliberi di Andria.
Gli studenti internazionali, originari dell’Eritrea, hanno cominciato a seguire le lezioni dopo il periodo di quarantena in cui hanno partecipato, da remoto, alle attività di scambio interculturale e promosse dai loro colleghi del Comitato Mentorship, servizio di tutoraggio peer-to-peer recentemente attivato con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che Uniba, prima tra gli Atenei italiani, ha istituzionalizzato con lo scopo di sostenere l’inserimento accademico dei suoi oltre 700 studenti internazionali.
Il Magnifico Rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini: “Sono particolarmente orgoglioso di presentare oggi un’iniziativa che ribadisce l’ impegno che la nostra Università porta avanti da molti anni per favorire l’accesso dei rifugiati all’istruzione universitaria e alla ricerca, e promuovere l’integrazione sociale e la partecipazione attiva alla vita accademica . Ora stiamo lavorando a una Task Force che risponda con azioni concrete e realmente inclusive all’emergenza in Afghanistan”.
L’assessora al Welfare Francesca Bottalico ha dichiarato: “Siamo felici di poter contribuire alla costruzione di un’esperienza cittadina di accoglienza sociale, educativa e formativa in rete con l’Università di Bari, la Caritas e Migrantesliberi con i quali abbiamo consolidato da tempo importanti collaborazioni sul tema dell’inclusione e dell’accoglienza. In particolare, l’assessorato al Welfare promuoverà un programma di incontro e confronto multiculturale con la rete delle biblioteche popolari inteculturali avviate in questi anni in tutta la città, la rete dei centri sociali e socio-culturali cittadini.
Inoltre, in linea con i programmi comunali Essere Comunità e Famiglie senza confini, intendiamo offrire occasioni di conoscenza, accompagnamento, accoglienza diffusa e pratiche di welfare di comunità coinvolgendo la cittadinanza e le famiglie in momenti informali, attraverso pranzi e cene sociali e pomeriggi culturali organizzati in casa e in altri luoghi, così da offrire occasioni di inclusione reale per tutto il periodo di permanenza dei giovani universitari”.
Il Direttore Caritas diocesana Bari – Bitonto don Vito Piccinonna: “I corridoi universitari son un piccolo segno di speranza ed un’importante opportunità formativa. Una finestra sul futuro per tre giovani studenti che hanno vissuto momenti difficili nella terra da cui provengono. La Caritas di Bari – Bitonto, assieme alla comunità parrocchiale di San Luca, si sta occupando dell’accoglienza residenziale, dell’accompagnamento, dell’inserimento sociale e del sostegno all’integrazione dei beneficiari. Studiare, formarsi, aprirsi al futuro con maggiore speranza é un diritto di tutti, senza esclusioni”.
Don Geremia Acri di Migrantes Liberi:“La cultura è un bene comune primario e vitale come l’acqua. I teatri, le biblioteche, i cinema…sono come tanti acquedotti. La cultura rende liberi e veri perché da’ la possibilità di pensare con la propria testa e ti rende capace di assumere decisioni e posizioni, in modo che non sia ‘qualcun altro’ a farlo. La cultura fa in modo che il pensare non si fermi alle apparenze e non sia superficiale, ci aiuta a comprendere e conoscere. Tanti, però, di cultura non ne vogliono sapere, perché costa ricerca, tempo e fatica. La cultura rende liberi, veri e onesti intellettualmente. Senza cultura si muore schiavi di qualcuno o di qualcosa. Le diverse relazioni interculturali arricchiscono il nostro cammino e ci conducono verso la pace e l’armonia di comunità. Le migrazioni dei nostri tempi ci danno una grande chance: superare le nostre paure per lasciarci arricchire dalla diversità del dono di ciascuno. Siamo figli e figlie della stessa terra che diventa la nostra casa”.
*“La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti anziché diminuire diventa più grande”. **(Hans-Georg Gadamer, filosofo tedesco)*